Scuola, la battaglia della febbre, i governatori chiedo di misurarla in classe
Il nostro editorialista Davide Giacalone ha aperto la rassegna stampa con il problema di chi misura la temperatura agli studenti.
Le cose banali stanno diventando un caso di disallineamento. Giacalone ricorda che il professor Grisanti si è espresso dicendo che è impossibile pensare che alla mattina, ciascuno si misuri la temperatura. La febbre andrebbe misurata con i termo scanner all’ingresso della scuola. Alcune regioni optano per questa soluzione, ma non bisogna confondere l’autonomia amministrativa con il caos. C’è poi il problema della responsabilità. Se la misurazione della temperatura viene fatta di chi prende in consegna dei minori, diventa responsabile di quello che può accadere se si presenta una temperatura alta. Se invece la temperatura viene misurata a casa, la responsabilità è dei genitori. Si parla anche di lezioni a distanza per tutto l’anno, previsto per le superiori che non potranno garantire distanze, insegnanti e sicurezza. Spero che questa soluzione sia solo un inutile allarmismo. Quello che è stato combinato nell’ambito scolastico supera la fantasia, purtroppo negativa.
Poi ha parlato della dichiarazione del ministro degli affari europei, Enzo Amendola, che ha detto: lo stato diventerà più digitale ma sul 5G attenzione agli affari con la Cina. Il ministro ha ragione, ma negli ultimi 40 anni queste cose sono state dette e ridette.
La digitalizzazione della pubblica amministrazione non è un problema tecnologico. Bisogna uniformare con un unica password l’accesso alle strutture come, scuola, sanità, agenzia fiscale ecc. Oggi, l’accesso a questi servizi chiede sempre una autenticazione con password diverse. Semplificare certe cose è di una banalità totale. L’ostacolo è dentro alla pubblica amministrazione. L’errore è quello di rende digitale l’amministrazione attuale. Potenziare una demenza burocratica, vuol dire ottenere una demenza burocratica digitale, rendendo tutto molto più difficile. La rivoluzione va fatta li dentro e senza spendere soldi.
Poi a parlato della “Sala delle Donne”, il nuovo allestimento alla camera. Si tratta di una sala che ricorda le figure femminili che nelle istituzioni, nel potere legislativo, nel governo, alla corte costituzionale, hanno segnato il cammino Italiano della parità delle opportunità per diversità di sesso senza distinzione, come stabilisce la costituzione Italiana dal 1 gennaio 1948. È tutto molto bello anche se alla fine quello che conta è la competenza, la regolarità e il rispetto del diritto, che non sempre può essere derogato o festeggiato perché c’è stata una parità di genere nel derogare.
L’opinione di Davide Giacalone del 11 settembre 2020, all’interno di Non Stop News, con Barbara Sala, Enrico Galletti e Luigi Santarelli